Radio Stardust è ritornata!
Vi ricordiamo che si tratta della rubrica dell'alveare che abbiamo adottato per Natale, in questa rubrica Laura ci darà degli aggiornamenti in base alla stagionalità ed all'attività delle api.

 

Cari amici di ForEst,
ecco il secondo aggiornamento del 2021 sulla vita delle api e in particolare sull’ormai mitico alveare Stardust, di cui vi proponiamo subito una foto (Fig.1)!

 

Stardust primavera

Figura 1: alveare Stardust in versione primaverile.

 

A Marzo l’inizio della primavera ci aveva fatto ben sperare, con le famiglie attive e i melari riempiti con il primo miele di millefiori.
Purtroppo le condizioni meteo del mese di Aprile hanno ribaltato la situazione: il brusco abbassamento delle temperature è culminato con la gelata della notte tra il 6 e il 7, che ha causato importanti danni alle colture agrarie e alla vegetazione spontanea in ampie zone della nostra Regione e del Nord Italia in generale.

Nelle settimane successive le api sono state costrette all’interno dei loro alveari per la maggior parte del tempo a causa del protrarsi delle piogge e delle basse temperature. Si è verificato così un notevole consumo di miele, necessario a mantenere la temperatura interna costante e ad alimentare sia le api adulte che le larve, cioè i loro “piccoli”.
Le famiglie, infatti, in questi mesi si trovano al massimo della loro espansione numerica (pensate che la regina depone fino a 2000 uova al giorno!) e necessitano di grandi quantità di risorse: se nettare e polline scarseggiano o non possono essere raccolti, le api non producono quel surplus di miele che normalmente viene prelevato dall’apicoltore.

Concluse le fioriture dei millefiori primaverili e di alcune specie botaniche da cui le api riescono a produrre mieli uniflorali, come il tarassaco e la colza in pianura o la marasca sul Carso triestino, è iniziato il mese di Maggio, con le grandi aspettative per la fioritura di una specie tanto alloctona quanto importante per il settore apistico: l’acacia (Robinia pseudoacacia). Come saprete, da questi fiori le api producono il miele più apprezzato dai consumatori per la sua dolcezza, delicatezza e consistenza liquida (Fig.2).

Figura 2: telaino da melario con miele di acacia.

 

Per fortuna, nonostante le difficoltà nell’uscire a bottinare dovute al meteo sfavorevole, le nostre amiche Stardust sono riuscite a produrre una modesta quantità di questo prezioso alimento. Tuttavia, abbiamo notato che la fioritura dell’acacia è stata tardiva e scarsa e dal punto di vista temporale si è sovrapposta ad altre fioriture. La “purezza” dei mieli di acacia italiani prodotti nel 2021 purtroppo non sarà elevata.

In questo aggiornamento, vogliamo parlarvi anche un po’ di come le api producono il miele.
Innanzitutto ricordiamo che questo alimento ha origine dal nettare dei fiori, o dalla melata depositata da altri insetti sulle piante, e dopo essere stato raccolto viene rielaborato dalle api mediante l’aggiunta di enzimi.
All’interno dell’alveare viene sottoposto a diversi passaggi e spostamenti, alla fine dei quali viene depositato nelle cellette dei favi, dove subisce una concentrazione, dovuta all’evaporazione dell’acqua. Le api riescono a portare il miele ad avere un contenuto di acqua inferiore al 18%, che ne garantisce la conservazione per periodi molto lunghi, senza che si inneschino processi di fermentazione.
Quando il miele è sufficientemente asciutto, le api lo proteggono chiudendo le celle con un tappo di cera.

Una delle domande che ci vengono spesso rivolte è: “Come si fa a produrre tipi di miele diversi?”

Per rispondere è necessario conoscere come è fatta un’arnia razionale. Quella che noi utilizziamo, la più diffusa in Italia, prende il nome dai suoi primi costruttori “Dadant-Blatt” ed è schematizzata nel disegno di figura 3.

Figura 3: schema di un'arnia Dadant-Blatt.

 

Partendo dall’alto troviamo il tetto o coperchio, che deve essere impermeabile e resistente alle intemperie. Normalmente è formato da una struttura in legno e rivestito con un foglio di lamiera.
Sotto c’è il coprifavo, altra struttura in legno con al centro un foro e un disco, che permette di fornire il nutrimento invernale alle api.
Poi si trova il melario, la parte produttiva dell’arnia, che contiene fino a 9 telaini. Nelle cellette di questi favi le api depongono il miele, che poi l’apicoltore potrà prelevare.
Infine abbiamo il nido, la casa vera e propria delle api, dove vive la regina e viene allevata la covata. In questo spazio si posizionano fino a 10 telaini, che hanno un’altezza doppia rispetto a quella del melario.
Il miele e il polline che le api immagazzinano nel nido non vengono mai prelevati dall’apicoltore.

Per garantire che il miele destinato alla vendita non abbia elementi estranei come uova o larve di ape, che rischierebbero di causare un’alterazione del gusto del prodotto, si posiziona una griglia tra il nido e il melario. Questa griglia ha uno spessore di 4.2 mm tra le sbarre, che permette il passaggio alle api operaie, ma non alla regina, che ha un addome di dimensioni maggiori (Fig. 4).

Griglia

Figura 4: griglia escludiregina posizionata tra il nido e il melario.

 

La varietà dei tipi di miele dipende principalmente da due fattori: l’andamento della stagione, e quindi delle fioriture, e la scrupolosità del lavoro dell’apicoltore.
Ricordiamo che le api sono insetti sociali che comunicano e collaborano ampiamente tra loro. Alcune delle informazioni principali che si scambiano riguardano la localizzazione delle fonti di cibo. Quando raccolgono il nettare dei fiori lo fanno in maniera mirata, concentrandosi sulle fioriture più abbondanti. Questo comportamento permette di produrre mieli cosiddetti uniflorali, cioè composti in prevalenza dal nettare di una sola specie botanica, che è fiorita in un determinato periodo e sulla quale le api hanno concentrato la raccolta.
L’abilità dell’apicoltore sta nell’osservazione dell’ambiente e dell’andamento della stagione. I melari con i telaini vuoti vanno posizionati sulle arnie poco prima dell’inizio della fioritura d’interesse e tolti non appena la fioritura volge al termine, in modo che le api non sovrappongano mieli di diversa origine botanica.

Ovviamente ci sono periodi e luoghi in cui non c’è una fioritura prevalentemente attrattiva per le api. In questi casi il nettare raccolto da diverse piante si mescola, dando origine ai mieli di millefiori. Tali prodotti non hanno una qualità inferiore, anzi spesso sono molto ricercati per le loro peculiari caratteristiche, come ad esempio i mieli di millefiori di montagna.

Ma come si estrae il miele dalle celle dei favi? Quali sono le lavorazioni necessarie per arrivare al vasetto?
Vi racconteremo questo ed altro nei prossimi aggiornamenti estivi!

Nel mese di Giugno nelle nostre zone andiamo incontro ad altre due importanti fioriture, quella del tiglio (Tilia cordata e Tilia platyphyllos) e del castagno (Castanea sativa, fig.5). Quest’anno riscontriamo un ritardo anche nella fioritura di queste specie, così come è stato per l’acacia. Ci auguriamo però che la produzione di nettare sia abbondante, grazie anche all’aumento delle temperature e al netto miglioramento del meteo dell’ultimo periodo.

ape castagno

Figura 5: ape su fiore di castagno.

Il nostro ottimismo è rafforzato anche dal sostegno di voi adottanti, che si dimostra ancora più importante in una stagione che non è partita nel migliore dei modi.
Per questo vogliamo ancora una volta ringraziare voi amici di ForEst per la fiducia che ci date e l’interesse che diffondete per il delicato mondo delle api.

 

ForEst ringrazia Laura per il suo lavoro di apicultrice, per il suo  resoconto che testimonia l'amore per le sue api
Ovviamente vi invitiamo a rimanere sintonizzati sulle frequenze di 'Radio Stardust' per nuovi aggiornamenti 🙂 !

Infine, ma non certo per importanza, auguriamo a Laura e Alessandro un buon viaggio per la loro ennesima nuova avventura insieme che siamo convinti sarà impegnativa ma ricca di soddisfazioni e sorrisi! Ben arrivato Nicola 🙂

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