In questa seconda camminata del ciclo "Le otto montagne" siamo saliti sul "nostro" Sumeru, la montagna che, per noi, sta al centro del mondo: il Matajur.
Abbiamo percorso l'intero dislivello che separa il fondovalle di San Pietro dalla vetta per poter conoscere un po' meglio, lentamente e più a fondo, il Re delle Valli del Natisone, capace di offrirci una varietà di ambienti e una biodiversità unica.
La lettura di un passo del libro di Cognetti all'inizio del sentiero, sul Klancic, ci ha dato l'ispirazione per partire e riflettere: qual'è la quota montana a cui ci sentiamo più affini?
Appena iniziato il lungo cammino abbiamo incontrato un segno di buon auspicio: una rara e meravigliosa ofride fior d'api. E non è stata la prima nè l'ultima orchidea.
Panoramici ruderi di chiesette votive, boschi di betulle e di faggi, malghe abbandonate tra i pascoli colonizzati dai ginepri e praterie alpine sono state alcune delle sfaccettature che il Matajur ha voluto mostrarci.
È stato avaro solo del panorama di vetta, quando le nuvole hanno avvolto la chiesetta occultando la vista. Voleva darci una scusa per tornare e ritornare a conoscere gli altri suoi aspetti rimasti nascosti.
Meteo perfetto per rifugiarci al Pelizzo, con la sua stufa accesa che scalda le membra e le sue birre che scaldano l'animo.
Grazie a tutti coloro che ci hanno accompagnato in questa lunghissima scalata e che, con la loro pazienza, mi hanno dato la... chiave, per ridiscendere tutti assieme alle auto.
Alla prossima montagna!

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